Canzo: il campo di volontariato “archeologico” per il recupero di SECOND'ALPE.

Domenica 16 luglio 2006 sono arrivati a Canzo dalla Corea, dalla Slovacchia, dalla Francia, dalla Repubblica Ceca, dalla Germania, dall'Italia, 11 ragazzi per partecipare al Campo di Volontariato Internazionale per il recupero di Second'Alpe organizzato dal nostro circolo in collaborazione con ERSAF Lombardia e la Cooperativa Sociale Meta, che ha ospitato i volontari nella struttura di Prim'Alpe da lei gestita e di proprietà di ERSAF Lombardia. Il campo ha ottenuto anche un contributo dal comune di Canzo.

Fino al 30 luglio i ragazzi, aiutati da due dipendenti dell'ERSAF e da un archeologo, hanno lavorato con passione ed energia, intervallando al lavoro momenti ludici e visite sul territorio.

Il progetto complessivo, da realizzarsi in più anni, prevede il recupero dell'antico insediamento di Second'Alpe e quindi della memoria di una cultura di economia agricolo-pastorale di montagna ormai scomparsa in questa zona, garantendo così anche un presidio del territorio, funzione fondamentale per la salvaguardia ambientale, paesaggistica e delle biodiversità.

A questo si affiancano elementi di religiosità popolare, dato che il luogo, per antica tradizione, è indicato come sede della casa in cui è nato S. Miro.

Lo scopo di questo primo intervento è stato quello di portare alla luce le sagome dei fabbricati abbandonati, anche forzatamente, negli anni cinquanta e poi demoliti in nome di una attività vivaistica di produzione di piantine per il rimboschimento.

I volontari sono apparsi molto motivati e durante il loro soggiorno hanno faticato volentieri per spostare pietre, rimuovere tronchi e detriti.

Caroline Illenberger, diciannovenne proveniente da Parigi, si è detta “fiera di aver lasciato un primo segno visibile del proprio lavoro: muri e scale sono ormai visibili e la piazza principale (lastricata,n.d.r.) è stata completamente riportata alla luce”.

Vicino agli scavi una bacheca contenente alcune foto dell'insediamento prima dell'abbandono e la planimetria dello stesso hanno lo scopo di dare al visitatore le necessarie notizie storiche.

Un altro volontario, Seungwook Lee, ventitreenne coreano, cosi si è espresso : “Lavorando in queste montagne, sento sotto le mie mani il passato degli abitanti dell'Alpe, la loro vita, il loro lavoro, e sono orgoglioso di dare una mano per dare il mio piccolo contributo a questa parte della cultura italiana, che per me è un simbolo della cultura europea.”

Hanno aggiunto Eva Galcikova e Daniela Franova, slovacche: “Il paesaggio che ci circonda è meraviglioso e gli organizzatori sono stati molto disponibili verso di noi.”

Per quanto riguarda la socializzazione all'interno del gruppo dei volontari, Charles Cassarino, di Canzo, ha detto: “Ognuno di noi proveniva da un Paese diverso, con usanze e pensieri diversi, ed è la curiosità naturale che ci ha spinti a parlare e ad interagire tra di noi. Credo vi sia stata, nel nostro gruppo, una naturale tendenza ad aiutarsi, facilitata sicuramente dal contesto.”

Guarda le foto del campo