Il Comitato di Vigilanza sulle Risorse Idriche ricorre a Napolitano contro
il Piano d’Ambito dell’ATO di Pavia
“Moratoria sulle gare. In Lombardia
il sistema più sicuro è l’affidamento pubblico “in house” dei servizi idrici”
MILANO – “La
legge sui servizi idrici della Regione Lombardia incentiva le vendite
dell’acqua e non prevede un limite massimo di crescita delle tariffe!”.
Ad affermarlo è il Comitato di Vigilanza sulle Risorse Idriche
(Co.Vi.R.I. - www.coviri.it), l’organismo
istituzionale preposto alla vigilanza sulla gestione dell’acqua in Italia.
Il Co.Vi.R.I. ha bocciato il Piano
d’Ambito approvato dall’ATO di Pavia, poiché “incentiva a incrementare le vendite dell’acqua in violazione del
principio di un uso sostenibile della risorsa e di una politica di risparmio” e “non prevede un limite massimo di crescita
annuale delle tariffe”. È una vera e propria stroncatura quella del Comitato
di Vigilanza, che
nella stessa delibera ha determinato di presentare un ricorso
straordinario al Capo dello Stato per l’annullamento del Piano d’Ambito pavese.
Sarà quindi Napolitano a decidere delle sorti dell’acqua in provincia di Pavia
e, per esteso, in tutta la Lombardia.
Infatti i motivi della
bocciatura del Piano di Pavia riguardano le storture contenute nella
legislazione della Lombardia sui servizi idrici.
La bocciatura del Co.Vi.R.I. giunge a distanza di
soli 2 mesi dalla precedente sentenza dell’Antitrust, la quale aveva criticato
la medesima legislazione lombarda, ritenendola distorsiva del mercato e della
concorrenza. L’Antitrust scriveva che “il modello lombardo sembra preludere alla duplicazione di posizioni di
monopolio”,
poiché disegna “una
organizzazione del servizio idrico che prevede la separazione tra l’attività
di gestione della rete e quella di erogazione del servizio”.
Alla luce della duplice contestazione dell’Antitrust
e del Co.Vi.R.I., e dei ricorsi di costituzionalità avanzati dai Governi Prodi
(2006) e Berlusconi (marzo 2009), il
Comitato italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua
chiede al Consiglio Regionale della
Lombardia una moratoria sulle gare per i servizi idrici, attraverso la sospensione
della legge regionale per la parte relativa alla
suddivisione tra gestione ed erogazione e la messa sul mercato di quest’ultima.
Il Comitato Italiano rinnova l’appello a tutti i
Sindaci dei Comuni della Lombardia, ed in particolare a quelli che hanno
sostenuto il referendum, affinché si
interrompano i percorsi, avviati in molti ATO tra cui quello della
provincia di Milano, per la separazione di gestione ed erogazione e si
sospendano le eventuali gare, in quanto tali provvedimenti rischiano di
essere impugnati per illegittimità.
Secondo il Comitato italiano, in presenza
di queste scenario, in Lombardia il sistema più sicuro (e legittimo) è
l’affidamento diretto di tutto il servizio idrico (gestione ed
erogazione) a società totalmente pubbliche. Il tutto come consentito
dalla nuova legge regionale n. 1/2009, votata all’unanimità dal Consiglio Regionale a seguito
dell’azione referendaria intrapresa da ben 144 comuni lombardi e nel rispetto
di quanto previsto dall’art. 23bis della vigente Legge 133, che consente la
gestione “in house”. In base a tale normativa, gli ATO hanno la facoltà di
affidare direttamente l’intero servizio idrico a società cosiddette “in house”,
cioè di proprietà esclusivamente pubblica, senza ricorrere ad alcuna gara,
passaggio, quest’ultimo, che aprirebbe ai privati.
Il Contratto Acqua, insieme
ai comitati lombardi impegnati a difesa dell'acqua
pubblica, rinnovano pertanto l’appello a tutti i Sindaci, compresi i nuovi
eletti, a farsi carico della gestione diretta e totalmente pubblica di un
servizio di interesse generale, sottraendolo alla speculazione del mercato.
10
giugno 2009