Nonostante il quadro legislativo incerto, molte province lombarde si apprestano a mettere a gara i servizi idrici

In Lombardia si rischia la totale privatizzazione dell’acqua!

“In Lombardia i modelli di  gestione pubblico dei servizi idrici, fra i più efficienti, rischiano di essere consegnati ai privati”

“In Lombardia si rischia la totale privatizzazione dell’acqua, se non verranno presi provvedimenti a difesa della gestione pubblica dei servizi idrici”. È questa la denuncia lanciata dal Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua.

Nonostante i positivi risultati raggiunti dai Sindaci referendari con la legge n. 1/2009, votata all’unanimità dal Consiglio Regionale, che ha introdotto la possibilità per i Comuni di mantenere proprietà, gestione ed erogazione dell’acqua in capo a società interamente pubbliche, le maggioranza del centro destra che avevano sostenuto le richieste referendarie, dopo aver conquistato le amministrazioni di diversi comuni della Lombardia, puntano ora ad affidare ai privati l’erogazione dei servizi idrici!

I Sindaci dei Comuni della provincia di Pavia, riuniti in assemblea dell’ATO, hanno infatti indetto (lo scorso 20 ottobre) la prima gara di affidamento del servizio idrico della Lombardia. Sulla stessa lunghezza d’onda sono già orientati i Sindaci degli ATO di Varese, Como, Lecco e Cremona.  

Anche in provincia di Milano (non essendo stato formalizzato dalla giunta Penati l’affidamento pubblico) il rischio è quello della messa sul mercato di almeno il 40% del pacchetto azionario di Amiacque, la società attualmente a totale capitale pubblico, che già eroga il servizio idrico a ben 2,4 milioni di milanesi (capoluogo escluso). La stessa proposta di cessione di quote ai privati sembra stia avvenendo per la SAL, l’azienda totalmente pubblica della provincia di Lodi.

Anziché mantenere sotto il controllo pubblico proprietà ed erogazione dell’acqua, le amministrazioni di centro-destra scelgono il modello dell’impresa mista con ingresso delle società private (con partecipazione almeno del 40%), anticipando in tal modo l’orientamento del Governo contenuto nell’art. 15 del D.L. 135, in discussione in queste ore al Senato, col quale si vorrebbe favorire la privatizzazione dei servizi idrici in tutta Italia.

Ma in Lombardia il processo di privatizzazione avviene in un quadro legislativo più che incerto.  La legge regionale della Lombardia consente infatti ai Comuni (riuniti negli ATO, Ambiti Territoriali Ottimali) la scelta per il mantenimento della gestione pubblica. Al contrario l’affidamento tramite gara è già stato contestato dall’Antitrust e dall’allora Comitato di Vigilanza sulle Risorse Idriche (Co.Vi.R.I.).

Nello specifico la sentenza del marzo di quest’anno dell’Antitrust stroncava le norma regionale affermando che “il modello lombardo sembra preludere alla duplicazione di posizioni di monopolio”, poiché disegna “una organizzazione del servizio idrico che prevede la separazione tra l’attività di gestione della rete e quella di erogazione del servizio”.

Il Co.Vi.R.I. a maggio aveva bocciato il Piano d’Ambito approvato dall’ATO di Pavia, poiché “incentiva a incrementare le vendite dell’acqua in violazione del principio di un uso sostenibile della risorsa e di una politica di risparmio” e non prevede un limite massimo di crescita annuale delle tariffe. Nella stessa delibera l’allora Comitato di Vigilanza aveva determinato di presentare un ricorso straordinario al Capo dello Stato per l’annullamento del Piano d’Ambito pavese. L’ATO di Pavia, anziché attendere l’esito del ricorso, ha preferito accelerare l’apertura della gara, alla quale si presenterà anche un’Associazione di Imprese locali che sembra verrà (paradossalmente) aperta alla multinazionale francese Veolia!  Si può affermare che i Comuni del pavese saranno gli apripista all’entrata in Lombardia delle grandi multinazionali francesi dell’acqua.

Contro l’art. 15, che rischia di privatizzare l’acqua in tutta Italia, è in atto la campagna nazionale “Salva l’Acqua”, promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua (www.acquabenecomune.org - www.contrattoacqua.it). L’art. 15 risulta inoltre inficiato da possibili ricorsi di incostituzionalità, già annunciati dalla Regione Puglia.

Secondo il Contratto Acqua, in presenza di questo scenario incerto (sia a livello regionale a seguito dei ricorsi in atto, sia a livello nazionale a causa dell’art. 15 in discussione al Parlamento), in Lombardia il sistema più sicuro è l’affidamento diretto di tutto il servizio idrico ad aziende totalmente pubbliche. E’ necessario quindi che Sindaci e gli amministratori pubblici facciano sentire la loro voce nei confronti dei rappresentanti in Consiglio Regionale e in Parlamento, per contrastare l’obbligo della messa a gara e le limitazioni alla gestione totalmente pubblica dell’acqua.

 

 

Roberto Fumagalli, Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua

 

02 novembre 2009