Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” interviene in
merito all’ipotesi di trasferimento dell’azienda lecchese
Roberto Fumagalli: “La soluzione va trovata in
un’area industriale dimessa”
BOSISIO PARINI (LC)
– “Sull’ipotesi di
trasferimento della Icam
nell’area del Mais, ci sentiamo presi in giro dalla Provincia di Lecco!”. È questa la presa di posizione del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” in merito
all’ipotesi di trasferimento dell’azienda lecchese
nell’ambito del Polo produttivo del Mais, tra i comuni
di Bosisio Parini e Molteno.
Dichiara Roberto Fumagalli,
presidente del Circolo Ambiente: “Nell’incontro dello scorso giugno in
Provincia, il presidente Virginio Brivio e l’Assessore al Territorio Emanuele
Panzeri, ci hanno ribadito che nulla è stato deciso
sulla realizzazione del Polo del Mais. Inoltre nello studio di fattibilità
è stato scritto che nel Polo avrebbero trovato posto le aziende meccaniche del
territorio, che potevano offrire ricerca ed innovazione. Ora leggiamo sulla
stampa locale che gli stessi Brivio e Panzeri si dicono possibilisti circa
il trasferimento della Icam
nell’area del Mais! Ci sentiamo presi in giro! La Icam ha deciso di trasferirsi da Lecco, lasciando un’area appetibilissima dal punto di vista immobiliare, dalla quale
l’azienda potrebbe ricavare parecchi milioni di euro. E cerca una nuova area
possibilmente agricola, cioè a costo quasi zero.
Questa è una chiara operazione speculativa che avrebbe il solo scopo di
riempire le casse della Icam.”
Il
Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” propone pertanto all’Amministrazione Provinciale
una valida alternativa al trasloco dell’azienda lecchese.
Continua Fumagalli: “Il
trasferimento della Icam
deve essere governato (e non subìto) dagli Enti
locali: occorre bloccare qualsiasi possibilità di speculazione urbanistica
sull’area di Pescarenico, e contemporaneamente individuare
un’altra area industriale dimessa compatibile con l’attività della Icam. Il censimento delle aree industriali dimesse (allegato
allo studio di fattibilità del Mais) ha dimostrato che esistono aree da 50
mila metri quadrati disponibili nel territorio della provincia di Lecco. È
sufficiente che la Icam
metta mano al proprio portafogli anziché utilizzare il solito ricatto occupazionale.”
Merone, 01 agosto 2006