“Zero rifiuti”, meglio prevenire che fare la raccolta differenziata

 

Cari cittadini, non pensate alla raccolta differenziata; il vero modo per risolvere a monte il problema dei rifiuti è quello di non produrli!

È questo il messaggio, nemmeno tanto provocatorio, emerso in occasione dell’incontro, organizzato il 31 marzo 2012 a Erba dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, per la presentazione del libro dal titolo “Zero rifiuti”, edito da Altreconomia.

L’autrice, Marinella Correggia, ha concentrato nel suo libro-manuale le buone tecniche per prevenire alla fonte la produzione dei rifiuti, ovvero scegliere solo i prodotti che non generano scarti.

 

Spesso anche gli ambientalisti commettono l’errore di far coincidere la soluzione del problema rifiuti con la raccolta differenziata, premiando ad esempio i comuni ricicloni. Invece, come detto, la soluzione non è la diligente separazione per tipologia dei rifiuti (di cui spesso solo una parte è destinata al recupero di materia, e comunque con un dispendio di energia fossile), quanto la non produzione.

In tal senso è peggio un comune riciclone che raggiunge il 70% di raccolta differenziata ma con un’elevata produzione di rifiuti (es. 800 kg/abitante/anno), rispetto ad un comune che arriva solo al 10% di separazione ma che ha una “bassa” produzione (es. 300 kg/abitante/anno). Infatti nel primo comune si mettono in circuito molti più rifiuti, anche se “riciclabili”.

 

A volte le cose sono più semplici a farsi che a dirsi. L’esempio più calzante è quello delle borse della spesa: la soluzione non è sostituire gli shopper di plastica con quelli in mater-bi o in carta (che comunque sono usa-e-getta), quanto portare da casa una borsa di tela o una retina, riutilizzabile migliaia di volte (www.portalasporta.it).

 

La Correggia ha elencato altri esempi pratici, a partire dalla propria esperienza personale, essendo riuscita a produrre solo 1 kg di rifiuti all’anno (escludendo la carta dei quotidiani e riviste, anche se ora gli stessi si possono ricevere in PDF), contro la media italiana che è superiore a 500 kg/anno pro-capite!

L’autrice ha usato esempi concreti. Per “riusare” gli scarti di cucina è bene organizzare il compostaggio domestico. No ai prodotti usa-e-getta e ai cibi precotti e/o confezionati in vaschette varie. Sì ai prodotti durevoli e alle merci sfuse, facendo la spesa nei negozi dotati di dispenser o, meglio, presso i produttori locali. Sì contenitori da trasporto (di solito in vetro o plastica trasparente). No all’acqua “imprigionata” (ovvero no alle acque e bevande in bottiglia), a cui va sempre preferita l’acqua del rubinetto sia a casa (in brocca) che fuori (in borraccia).

 

La Correggia ha citato poi le fiere “ecosostenibili” come ad esempio “Fa la cosa giusta” (che si teneva in contemporanea a Milano), in cui la quasi totalità dei prodotti e degli imballaggi sono riciclabili: in ogni modo in queste fiere si producono quintali di rifiuti, tra carta, mater-bi, plastiche riciclabili, ecc.. L’obiettivo di una fiera ecologica dovrebbe invece essere quello di non fare rifiuti.

 

Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” ha ricordato come l’obiettivo “zero rifiuti” si possa perseguire solo attraverso una precisa volontà politica dei governi (sovranazionali e nazionali) e degli enti locali (regioni, province, comuni), tramite un sistema di incentivi/disincentivi alle aziende e un’azione culturale e informativa rivolta ai cittadini-consumatori.

 

Circolo Ambiente “Ilaria Alpi