La nostra esperienza a Genova


IL BICI G8

E' stata una bella esperienza, quella ideata dal Kollettivo Malavida di Lecco: andare a Genova per contestare il G8 in un modo insolito e anche irriverente verso la strafottenza dei 'potenti'. Partito domenica 15 luglio mattina da Lecco in una trentina, il gruppo si è infoltito strada facendo, fino a raggiungere in particolari occasioni, come il giro a Milano o l'arrivo a Pavia un numero ragguardevole, sempre scortati (e scrutati) dalla Polizia. Interessante la composizione, che ha annoverato non solo ciclisti lombardi, ma anche provenienti da altre regioni, più alcuni stranieri colti lungo il percorso e aggregatisi a noi. Varie associazioni ci hanno accolto e offerto il loro appoggio lungo il percorso, oltre al Comune di Pavia e alla Provincia di Alessandria. Per strada, accanto a qualche 'Ma andate a lavorare!' a cui magnanimamente non abbiamo risposto, e a facce semplicemente incuriosite, abbiamo trovato numerosi segni di fratellanza, che ci hanno fatto sentire parte di un gruppo ancora più grande. L'arrivo a Genova è stato quasi trionfale, accolti dall'applauso di centinaia di persone al Piazzale Kennedy. Nulla lasciava presagire la tragedia dei giorni seguenti.

LE GIORNATE DEI CORTEI

Vogliamo anche noi portare un piccolo contributo di testimonianza diretta, perchÈ il tutto non cada nel silenzio più assoluto. … Viale Brigate Partigiane - Giovedì pomeriggio: un corteo imponente, con canti, slogan e le mani dipinte di bianco tenute alzate della Rete Lilliput. … Piazza Manin - Venerdì pomeriggio: Aria quasi di festa, con i ragazzi della Rete Lilliput che vendono magliette e un gruppo musicale che canta canzoni di De AndrÈ. La piazza è piena di gente. Arrivano gli incapucciati del Black Bloc. Si resta un po' disorientati, poi qualcuno si fa animo e si forma un cordone di persone che, con le mani alzate, vuole impedire loro il passaggio verso la zona rossa e, nella nostra ingenuità, uno scontro violento dei neri con la Polizia, con le conseguenze del caso. Gli incapucciati decidono allora di deviare per distruggere una via laterale e la Polizia attacca noi. Gli effetti sono noti. … Piazzale Kennedy - Venerdì sera: Siamo radunati in molti, sconvolti. Telefoniamo ai nostri compagni allo stadio Carlini e ci dicono di non muoverci, perchÈ è pericoloso girare per la città, tanto più arrivare al Carlini. Un elicottero, proprio sopra le nostre teste, continua a girarci intorno con un faro che scruta il piazzale e le vie adiacenti, oppure sta fermo sopra di noi, con il portellone aperto e i poliziotti che ci controllano. Viale Torino - Sabato pomeriggio: La parte del corteo in cui siamo, separata ormai dalla testa ad opera della Polizia, è ferma ormai da mezz'ora. Dei compagni ci telefonano che l'ordine della Polizia è quello di fermare la manifestazione e disperdere il corteo. La sensazione che comincia a circolare è di essere caduti in una trappola, perchÈ sia davanti sia dietro sia nelle strade laterali c'è un imponente schieramento della Polizia. La nostra senzazione diventa realtà quando, a freddo, partono i primi lacrimogeni contro la testa del nostro spezzone di corteo. Questa indietreggia confusamente e subito dopo parte, senza alcun preavviso, la carica dei poliziotti, con spropositato impiego di lacrimogeni, anche dall'elicottero che staziona sopra ormai da ore. Un'autoblindo si getta sui manifestanti, anticipando i manganelli dei celerini. Riusciamo, dopo un tempo indefinito di panico, a formare un nuovo gruppo e, compatti, a tornare al punto di inizio del corteo sempre sotto l'incubo di nuove aggressioni.


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