da EcoinformazioniÝÝ del 17.07.2003

 

Líacqua non è solo un problema ambientale, ma anche sociale e politico: questo il concetto più volte ribadito da Riccardo Petrella, líeconomista intervenuto al convegno organizzato dalla parrocchia di Crevenna in collaborazione con Legambiente, che si è tenuto ieri, mercoledì 16 luglio, a villa San Giuseppe.

 

Acqua: come rispettarla, come risparmiarla è il titolo del convegno organizzato dalla parrocchia di Crevenna ieri, mercoledì 16 luglio alla sala civica di villa San Giuseppe, in collaborazione con il circolo Legambiente di Merone, in occasione dellíinaugurazione della mostra Acqua, bene comune dellíumanità. Hanno partecipato allíincontro il parroco di Crevenna don Valerio, Roberto Fumagalli di Legambiente e Riccardo Petrella, presidente del movimento che lotta per la democratizzazione dellíacqua.

La serata è stata introdotta dalle parole del parroco di Crevenna, che ha affermato: ´Líacqua è un dono da condividere come credenti della Bibbiaª e ha invitato ogni persona a coltivarlo e a custodirlo come bene prezioso e limitato.

Roberto Fumagalli ha successivamente introdotto il nodo centrale della questione dicendo che ´sullíacqua si giocano interessi fortissimi, in quanto ormai sta diventando un business, la cui posta in gioco è la vita delle persone, e, allargando la veduta, il destino dellíumanità stessaª.

Di acqua se ne parla solo quando ce ne è troppa o troppo poca ed è per questo cheÝ ora non si sente parlare díaltro a causa del periodo di siccità a cui siamo sottoposti. ´Ma líacqua non manca perchÈ non piove, semmai perchÈ è stata mal gestita nel corso degli anniª ha continuato il rappresentante di Legambiente.

Agricoltura e industria sono tra i maggiori responsabili dello sfruttamento delle risorse idriche ma anche i consumi urbani hanno il loro peso.

LíItalia è il maggiore sfruttatore di acqua potabile in Europa e terza nel mondo dopo Stati Uniti e Canada.

La vita della terra è strettamente legata allíacqua in quanto ´noi stessi siamo fatti di acqua, líacqua è vita, se non cíè acqua non cíè vitaª. Con questo primo concetto si è aperto il discorso tenuto da Riccardo Petrella.

Líacqua è da sempre protagonista della storia umana: le grandi civiltà sono sorte lungo i fiumi, il suo possesso ha da sempre scatenato guerre e conflitti. Nonostante líapparente ricchezza díacqua, che copre gran parte della terra, quella utilizzabile dallíuomo è invece molto ridotta. Sul nostro territorio non vi è ancora emergenza idrica, in molte zone, soprattutto nel sud del mondo il problema invece esiste ed è molto sentito.

La quantità díacqua disponibile varia a seconda delle caratteristiche climatiche, idrologiche e geografiche del paese. In Italia, complessivamente, sembra che líacqua non manchi, ma in realtà, a livello quantitativo, ´i nostri prelievi sono tre volte superiori alla ricarica naturale nelle nostre faldeª afferma Petrella prima di passare ad analizzare il problema a livello qualitativo. Ai fenomeni climatici si sommano infatti le diverse attività umane, come líagricoltura. ´Líuomo preleva líacqua dalle falde, la utilizza per i suoi scopi e la restituisce ricca di sostanze organiche, pesticidi e inquinanti variª afferma Petrella. Líuomo, infatti, dopo il suo utilizzo ridà allíambiente acqua notevolmente modificata che può deteriorare le falde sotterranee, rendendo sempre più difficile e profonda líestrazione di acque fresche e pulite.

Il secondo punto su cui si è battuto Petrella riguarda il rischio di privatizzazione. Uno dei nodi del manifesto italiano per il contratto mondiale sullíacqua è la banalizzazione accettata dalla trasformazione dellíacqua da bene comune vitale in un bene economico privato, nella credenza che se líacqua è trasformata in una merce con un prezzo determinato dal mercato può realizzare una gestione dellíacqua più efficace e nellíinteresse di tutti. Eppure la grande maggioranza degli italiani è servita con successo da imprese pubbliche intercomunali di alta qualità tecnica, manageriale ed umana.

´Per voi líacqua a chi appartiene?ª è stata la domanda di Petrella nei confronti dei presenti. ´Alla terra, al Comune, allo stato, ad ogni individuoª sono state le varie risposte che sono galleggiate nellíaria.

´Eh invece no ó ha esclamato Petrella ó secondo quanto dice la legge Galli líacqua è pubblica però, contrariamente al passato, dice anche che cíè diversità tra proprietà e gestione. La gestione puoi darla al privato che fissa le tariffe, i prezzi e altro a seconda delle sue convenienze e del potere politico. E così lentamente assistiamo ad una delocalizzazione della gestione dal soggetto pubblico a quello privatoª.

In Svizzera, come in tanti altri paesi, líacqua è veramente un bene pubblico e le cose funzionano perfettamente. ´E allora perchÈ in Italia non si può fare? Non vorrete mica farmi credere che noi italiani siamo davvero una razza inferiore? óÝ ha ironizzato Petrella ó Líacqua è un bene essenziale e indispensabile perchÈ non può essere sostituita da nientíaltro. Voglio vedere come farà líuomo a cambiarla con qualche sua invenzione come ha fatto per esempio con il carbone. Líacqua è un diritto alla vita come líaria e il sole!ª.

Petrella ha poi introdotto alcuni principi che regolano lo sviluppo sostenibile, come il principio di sussidiarietà verticale, per cui la Provincia interviene solo quando il Comune non è in grado di gestire da solo la situazione. Poi gerarchicamente interverranno la Regione e lo stato.

´Sarebbe bello ó dice sorridendo Petrella ó peccato che noi abbiamo accettato il principio di sussidiarietà orizzontale, per cui sono gli individui che devono assicurare, tramite scambi, líapprovvigionamento di beni e servizi mentre il pubblico rimane a guardare ciò che succede e interviene solo quando líindividuo non è più in grado di gestirlo da soloª.

Cíè stato quello che lo stesso Petrella ha definito come ´un cambio di civiltàª: líaccesso ai beni essenziali per la vita non è più considerato un diritto ma un bisogno fondamentale. ´NonÝ vi è più diritto alla vita óha proseguito Petrella ósembra quasi che bisogna meritarselo. Siamo passati da una civiltà basata su diritti, quindi da una vera collettività che pensa e agisce insieme, a una civiltà basata sui bisogni. Basterà pagare e essi verranno soddisfatti. Ma chi non può pagare? Beh allora mi spiace perderà il suo diritto alla vitaª.

´E quindi a chi appartiene líacqua? ó ha continuato ó sicuramente è un bene comune ma è altrettanto sicuro che non appartiene allíumanità. Se vogliamo che il ventunesimo secolo rispetti la vita è necessario riconoscere líumanità come soggetto giuridico. PerchÈ noi, come società, abbiamo accettato di deliberalizzare il commercio dei servizi. Abbiamo accettato di non vivere più insieme, di non avere più beni e servizi in comune, di non avere proprio più nulla da condividere perchÈ tutto è diventato mercanzia, tutto ormai è mercato. Se non vogliamo che questo accada dobbiamo prendere in mano la situazione, non dobbiamo stare a guardare lo svolgersi degli eventi. Bisogna ricostruire il capitale perso, reinventare líeconomia locale e ricreare la democrazia. Dobbiamo fare in modo che la società permetta alla gente di partecipare e imparare a vivere insieme, perchÈ líacqua non è solo un problema ambientale ma anche sociale e politico.ª

´Un buon lavoro ó ha infine concluso ó ne avremo solo per un centinaio di anni!ª

ÝÝÝ [Laura De Agazio, per ecoinformazioni]