FARINE ANIMALI
NELLA CEMENTERIA DI MERONE
Dossier
sulle negligenze, omissioni e responsabilità sulla combustione delle farine
animali nei forni della Cementeria di Merone.
Il 7 agosto 2002, la Cementeria
di Merone S.p.A. (oggi Holcim Italia S.p.A.)
ha comunicato alla Provincia di Como, “a fronte del perdurare dell’emergenza
BSE”, l’ampliamento della quantità di farine animali che intende
bruciare nei propri forni: il quantitativo passerebbe da 20.000 a 45.000
tonnellate all’anno.
L’attività
di recupero energetico della farina proteica animale, è determinata dall’uso di
tale materiale come combustibile non convenzionale da utilizzarsi per
l’alimentazione dei forni di cottura della Cementeria. Come detto la quantità
annua prevista è di 45.000 t/anno.
In merito alla questione “farine animali”, occorre
fare le seguenti considerazioni:
CHI HA CHIESTO PROPRIO ALLA CEMENTERIA DI MERONE DI BRUCIARE
FARINE ANIMALI ?
Le operazioni di incenerimento delle farine animali nei
cementifici derivano dall’obbligo di accettazione sancito dalla normativa in
vigore: la Legge n. 49 del 9/3/2001.
All'art.
7 Bis c. 6 si afferma che “l'Agenzia per le erogazioni in Agricoltura
(AGEA), provvede all'incenerimento o al coincenerimento delle proteine animali
trasformate destinate all'ammasso pubblico (…). I titolari degli impianti (…)
sono obbligati ad accettare le proteine animali (…)”.
Va
segnalato a tale proposito che non
esiste, per quanto di nostra conoscenza, nessuna richiesta formale in tal
senso, rivolta alla Cementeria di Merone. L'unico atto cui si può fare
riferimento è l'adesione generale dell'AITEC (Associazione Italiana dei
Cementieri) alle richieste del Governo.
UNA RICHIESTA
SPROPORZIONATA
Dal
quadro generale relativo al problema delle farine animali da smaltire per risolvere
l'emergenza BSE, sono state riportate cifre anche molto diverse tra loro. Nel
numero di "Nuova Ecologia" di marzo - aprile 2001, emerge una
quantità complessiva di farine da smaltire, a basso e alto rischio, di oltre
100.000 tonnellate.
Dai
dati forniti da Federambiente si evince che sono attivi 38 inceneritori
pubblici e una decina di forni dei cementifici, che potrebbero essere
tecnicamente idonei, solo dopo modifiche che costerebbero circa un miliardo e
mezzo di lire.
I forni per il cemento operanti
sul territorio nazionali sono 98,
di questi, 64 sono impianti per la produzione a ciclo completo; Nel Nord Italia
sono in funzione 28 cementifici.
Alla
luce di questi dati, è abnorme la
richiesta della Cementeria di Merone di attivarsi per lo smaltimento di
45.000 t/anno, nel solo stabilimento di Merone.
UN AFFARE
MILIARDARIO
Nei
documenti e relazioni tecniche fornite dalla Cementeria di Merone agli Enti
Pubblici interessati, non è mai menzionato il quadro economico
dell'operazione, mentre ciò emerge chiaramente dall'Art. 1 c. 6 della Legge
n. 49 del 09/03/2001 dove si stabilisce che l'AGEA è autorizzata fino al
31/05/'01 al pagamento delle seguenti indennità:
a)
£ 435/Kg di
materiale specifico a rischio e alto rischio tal quale;
b)
£ 1435/Kg
di proteine animali trasformate e ottenute da materiale specifico a rischio e
ad alto rischio.
E'
evidente che in caso di riproposizione di tali indennità e con gli impianti a
regime di smaltimento (le 45.000 t/anno previste), gli incassi per la Cementeria di Merone raggiungerebbero le decine di
milioni di euro all’anno.
LA CEMENTERIA DI MERONE INTENDE
USARE FARINE ANCHE DOPO L'EMERGENZA
La
scelta aziendale della Cementeria di Merone non è finalizzata alla risoluzione
dell'emergenza delle farine animali, sequestrate e/o all'ammasso pubblico.
La
strategia risulta chiara ed esplicita: Convenzionarsi
con i Consorzi degli allevatori industriali e dei macellatori per continuare a
produrre farine animali da utilizzare come combustibile, in un ciclo temporale
illimitato. L'obiettivo dei
cementieri sembra orientato ad un'interpretazione distorta della normativa e all'utilizzo dei fondi per adeguare gli impianti ad un nuovo
processo di combustione continuativo e altamente redditizio.
A
conferma di quanto asserito, si può fare un esempio: l'impianto Italcementi di
Rezzato (BS), già avviato il 5/04/2001 (primo in Italia) su una linea di
cottura, ha già realizzato gli impianti per l'alimentazione delle farine
animali, alla seconda linea del nero e quello dei grassi animali alla cottura
del bianco.
Queste operazioni dei
cementieri risultano di dubbia utilità, con riferimento ad una strategia
ambientale globale, non conformi alla
spirito della normativa di riferimento ma palesemente in contrasto con la mozione approvata alla Camera dei
Deputati il 12/03/2001 N° 9/7647/6:
"La Camera, esaminato il
disegno di legge n.7647 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge
11Gennaio 2001, n.1
IMPEGNA IL
GOVERNO
(….)
-
ad adottare il
ricorso all'incenerimento (delle farine N.d.R.) nei cementifici solo quale misura di emergenza e
transitoria;
In
particolare la già citata Legge n. 49 del 9/03/2001, regola i provvedimenti
atti a risolvere la situazione di emergenza BSE. Tratta, infatti "Disposizioni
urgenti per la distruzione del materiale specifico a rischio encefalopatie spongiformi bovine e delle proteine
animali ad alto rischio, nonché l'ammasso pubblico e temporaneo delle farine
animali a basso rischio: Ulteriori interventi per fronteggiare l'emergenza
derivante dall'encefalopatia spongiforme bovina".
Nulla contiene con riferimento
alla continuazione di produzione di farine animali per la loro destinazione nei forni da cemento.
IL RUOLO DI GOVERNO E
REGIONE NEI CONTROLLO E VIGILANZA DEI
PROCESSI D'INCENERIMENTO
Tornando
al riferimento della mozione approvata alla Camera dei Deputati il 12/03/2001
N° 9/7647/6, emerge il ruolo centrale delle Regioni:
"La Camera, esaminato il
disegno di legge n.7647 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge
11Gennaio 2001, n.1
IMPEGNA IL
GOVERNO
a vigilare sulle Regioni affinché esercitino i controlli
diretti ed azioni di vigilanza sugli organi territoriali in relazione
all'attività dei cementifici destinati a svolgere le operazioni di smaltimento
delle farine animali e materiale specifico a rischio e ad alto rischio, in particolare vigilando sulla regolarità
di tali impianti, sulla qualità e quantità delle loro emissioni e sulla
piena applicazione delle norme previste dalla legislazione vigente sulle
attività di incenerimento;
(….)
-
ad adottare ogni
provvedimento teso ad impedire qualunque attività di smaltimento di rifiuti
tossici e nocivi nei cementifici stessi.
Di
questo tipo di azione del Governo, non
ci risulta nulla. Come nulla ci risulta dell'azione di controllo della Regione Lombardia.
Con
tale posizione, la Regione Lombardia non ha ottemperato all'importante
prerogativa che la Legge n. 49 del 09/03/2001 all'1 c. 2, stabilisce: "I titolari degli impianti di incenerimento
sono obbligati ad accettare i materiali e i prodotti di cui al comma 1. Tale obbligo non sussiste qualora gli
impianti siano dichiarati tecnicamente inidonei dalle Regioni o Province
autonome. L'obbligo di accettazione sussiste altresì per i titolari di impianti
per la produzione di leganti idraulici a ciclo completo.".
CONSIDERAZIONI RELATIVE AI LIMITI
ALLE EMISSIONI IN ATMOSFERA
Nella documentazione della
Cementeria di Merone si fa riferimento ai limiti di emissioni imposti a livello
nazionale e la sua strumentazione interna di controllo è tarata su questi
limiti.
A
nostro avviso, la richiesta della Cementeria di Merone di utilizzare farine
animali nei forni da cemento, rappresenta l'avvio di una nuova attività
d'incenerimento, sufficiente a modificare sia qualitativamente che
quantitativamente le emissioni. Per tale motivo l'impianto dovrebbe essere sottoposto alla procedura di VIA
(Valutazione di Impatto Ambientale). Non risulta questa richiesta da parte
degli Enti competenti, in nessuna parte
della documentazione in nostro possesso.
Merone, dicembre 2002
documento a cura di Roberto
Fumagalli
LEGAMBIENTE
– Circolo di Merone