Legambiente Merone chiede di progettare impianti separati per gli usi non potabili delle acque

Differenziamo gli acquedotti per le industrie

Fumagalli: "In Brianza si risparmierebbero più di 7 milioni di metri cubi all'anno di acqua potabile"

ERBA (CO) - Più di 30 milioni di metri cubi all'anno di acqua potabile distribuiti in Brianza, ma nemmeno un metro di acquedotto differenziato per gli usi non potabili. Sono questi alcuni dei dati emersi dalle risposte al questionario (allegato) inviato dalla Legambiente di Merone alle aziende pubbliche che gestiscono il servizio dell'acqua potabile nella Brianza Comasca e Lecchese. I dati sono stati resi noti durante il convegno dal titolo "NO alla privatizzazione dell'Acqua", organizzato dal Brianza Social Forum e dalla Legambiente di Merone, venerdì 19 aprile ad Erba. Dalle risposte al questionario emerge che dei 30 milioni di metri cubi di acqua potabile distribuiti nel corso dell'anno 2000, ben il 24% (corrispondente a più di 7 milioni di mc) vengono utilizzati per scopi industriali. Dichiara a questo proposito Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Legambiente di Merone e tra i relatori del convegno: "In Brianza non esiste nemmeno un metro di acquedotto differenziato per gli usi non potabili. Si dovrebbero invece progettare nuove reti che distribuiscano acqua "riciclata", cioè acque non potabili provenienti da impianti di depurazione. Queste acque potrebbero essere utilizzate dalle industrie per gli usi produttivi. In questo modo si risparmierebbero più di 7 milioni di metri cubi all'anno di acque pure".

Leggendo le altre risposte al questionario (allegato) emerge inoltre che ben il 52% delle acque proviene dai laghi: "colpa" del Consorzio Acquedotto Brianteo che gestisce più della metà dell'acqua brianzola (64 comuni di cui 16 in provincia di Como e 48 in provincia di Lecco) e che preleva ben l'85% delle sue acque dai laghi, con successivo processo di trattamento a base di tonnellate di cloro. La provenienza del resto delle acque è per il 25% da sorgenti e per il 23% da pozzi di falda.

Il costo medio per un metro cubo è di 0,24 euro, pari a 465 lire, ma con differenze abissali tra le varie aziende, differenze che vanno dalle 331 lire dell'ACEL di Lecco alle 922 lire dell'Ecosystem che distribuisce nel Meratese.

Conclude Fumagalli: "L'unico dato "positivo" del censimento è l'aver avuto la conferma che il 100% delle aziende è di proprietà pubblica: dobbiamo partire da questa certezza per scongiurare il rischio privatizzazione, che sta invece coinvolgendo altre province italiane".

Merone, 23 aprile 2002

LEGAMBIENTE - Circolo di Merone (CO)

 

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