Le nostre vertenze
La Cementeria di Merone brucia sempre più rifiuti
"La Regione ha autorizzato l'aumento della quantità degli scarti industriali del 40%: un business da 20 milioni di euro all'anno"

Il nostro Cicolo è profondamente critico nei confronti del rapporto ambientale da parte del cementificio meronese. "A fronte delle dichiarazioni della Cementeria, all'insegna del <>, la realtà è ben altra. Basti pensare che dall'inizio del 2002 nello stabilimento di Merone l'azienda può bruciare il 40% in più di rifiuti pericolosi e non." Infatti la Regione Lombardia (con Delibera di Giunta datata dicembre 2001) ha aumentato il quantitativo di scarti chimici che possono essere bruciati nei forni della Cementeria, passando dalle precedenti 25.000 a 34.000 tonnellate all'anno. Di queste, 19.000 tonnellate cono costituite da residui peciosi e le restanti 15.000 da oli minerali usati. Più precisamente siamo in presenza di morchie e fondi di serbatoi, oli per circuiti idraulici, oli per freni, oli esausti da motori e altri scarti chimici pericolosi e non pericolosi. In termini monetari si tratta di un grande favore concesso alla Cementeria, che si sta trasformando a tutti glie effetti in un inceneritore di rifiuti. "Se calcoliamo in circa 600 euro l'introito che il cementificio riceve per ogni tonnellata di rifiuto industriale bruciato nei forni, è facile calcolare in più di 20 milioni di euro il guadagno della Cementeria! Per non parlare dei ricavi dalla combustione delle farine animali e degli altri scarti." E in tal senso diventa ridicolo il paragone con gli investimenti che l'azienda intende mettere in campo per contenere l'inquinamento prodotto dallo stabilimento di Merone: neanche 2 milioni di euro, contro i 20 milioni che guadagna dallo smaltimento dei rifiuti: una beffa per i meronesi che ne respirano i fumi. "Legambiente ribadisce la propria contrarietà alla combustione dei rifiuti a Merone: il cementificio è inserito in un'area densamente abitata in cui risulta inopportuno l'uso di qualsiasi scarto pericoloso!"
NO alla centrale elettrica nella ex Cementeria di Cassago
Medicina Democratica: "Un impatto ambientale pesantissimo in tutta la zona"


Nebbia fitta, rumore assordante, aria inquinata, elettrosmog, consumo spropositato di acqua. E' questo lo scenario apocalittico che deriverebbe dalla costruzione di una centrale elettrica a gas sull'area occupata dall'ex Cementeria di Cassago, nella Brianza lecchese, chiuso nel corso del 2000.
Il progetto della centrale elettrica è stato riportato alla luce dal Decreto "sblocca-centrali" voluto dal Governo Berlusconi. Un provvedimento assurdo che apre le porte alla proliferazione delle centrali in tutta l'Italia.
Lo scenario ambientale conseguente alla realizzazione di una centrale è stato "disegnato" da Medicina Democratica, associazione scientifica che da anni si occupa dell'impatto ambientale delle attività produttive e degli effetti sulla salute umana. I dati li potete leggere sul nostro sito web.
Basta scempi sul fiume Lambro!
Contestiamo il 2° lotto della vasca sul Bevera


"Il nostro Circolo si oppone a questo progetto scellerato che rischia di devastare definitivamente il bacino del fiume Lambro alla confluenza col torrente Bevera di Molteno. Già il 1° lotto, realizzato dalla Regione Lombardia coi fondi dell'emergenza alluvioni, si è dimostrato nei fatti non solo inutile ma anche devastante: la frana verificatasi nel mese di marzo lungo uno degli argini artificiali della vasca, ha determinato una situazione di rischio esondazione. Lo ripetiamo per l'ennesima volta: i fiumi non devono essere toccati dalle ruspe, occorre preservare la naturalità dei corsi d'acqua."
Ricordiamo che per far posto alla vasca già realizzata, si è dovuto spostare (!) il corso del torrente Bevera!
"Occorre pensare a interventi di rinaturazione delle sponde e delle aree golenali: solo in questo modo i corsi d'acqua potranno riprendersi il loro spazio vitale!"

torna al sommario